Cassino, lettera aperta di Pietroluongo a Leone: «Nel sociale occhio agli squali»
Nella giornata di ieri Luigi Pietroluongo, operatore nel mondo del sociale, ha inviato una missiva a Benedetto Leone, neo assessore con delega anche alle politiche sociali, alle politiche giovanili, mettendolo in guardia dalle insidie dell’assessorato del quale da poco ha preso in mano le redini.
«Caro Benedetto -inizia la lettera- … Da operatore del mondo del sociale vorrei avvisarti di alcune trappole che nel tempo ho avuto modo di vedere e farne esperienza in varie parti di Italia.
La prima, la più subdola, è la trappola delle emergenze-urgenze. Sarai subissato, come lo sono, i colleghi del pubblico e del privato sociale da richieste di emergenza. Ad alcune di queste c’è poco da fare, devi rispondere soprattutto se riguardano l’assenza di bisogni primari: mangiare, vestirsi, dormire, curarsi, avere cura dell’igiene personale, dell’istruzione. Ci sono tante realtà che, con le loro fatiche, tentano già di rispondere a queste esigenze. Ma attenzione le emergenze non finiranno mai, le risorse economiche non saranno mai sufficienti se non c’è un orizzonte culturale a cui tendere, se non si hanno chiari i paradigmi di riferimento, le mete a cui tendere e soprattutto da verificare a fine mandato. Occorre quindi una pianificazione sociale, almeno quinquennale. L’assessorato dovrebbe diventare il luogo delle analisi e della sintesi, dove costruire, insieme a tutto il variegato mondo del terzo settore, un’alleanza di intenti, obiettivi comuni a cui tendere. La strada è impegnativa, tutta in salita, perché ogni associazione, cooperativa ha una sua storia, una sua origine, un suo stile. Sono però il patrimonio vero di questa comunità perché lì si sono formate le coscienze, lo spirito di servizio, un’idea nuova di imprenditorialità, un’idea di bene comune. A Cassino non mancano professionisti del settore, ci sono realtà con esperienza più che ventennali. A Cassino manca chi aggrega, mette insieme, fa tendere verso obiettivi comuni.
La seconda trappola è la semplificazione dei fenomeni sociali. In questo nostro mondo spesso il “buonismo”, in buona fede, ha creato sfaceli, improvvisazione. La sofferenza delle persone, la loro soddisfazione, il loro riscatto, è cosa complicata. Dietro a quello che emerge come “esperienza di marginalità” c’è un problema più profondo, più complesso che merita studio, elaborazione di pensiero, strategia, indicatori di valutazione, verifica. Avrai bisogno di informazioni, sempre aggiornate per centrare e ottimizzare le risorse economiche e umane a tua disposizione. Occorre mettere insieme tutti i centri di ascolto della città, coinvolgere l’università nella individuazione di indicatori efficaci, ascoltare i testimoni privilegiati anche nelle zone più periferiche. Sarà importante valorizzare antropologi, educatori, sociologi, assistenti sociali, psicologi e tutte le scienze sociali. E’ un lavoro costante, che va calendarizzato.
La terza è la comunicazione che è questione seria e tu probabilmente ne sai più di me. Sappi però che nel mondo del sociale, a mio giudizio, è completamente sottovalutata. Bisogna spiegare bene questioni come l’immigrazione, la povertà, il ruolo del privato sociale. Nei media si continua ad utilizzare la parola emergenza legata alla questione dei flussi migratori. La letteratura scientifica, le grandi ong, gli studiosi, la cooperazione internazionale parla invece di fenomeno strutturato a cui noi dobbiamo far fronte. Certamente occorre vigilare sulla qualità dei servizi e dell’accoglienza che danno le cooperative ma nessuno si è domandato senza di queste come il fenomeno migratorio sarebbe stato gestito, nell’anarchia più assoluta. Attenzione a demonizzare ma informare sempre, con tutti gli strumenti possibili. Cassino potrebbe attrarre grandi ong per momenti di riflessioni, studio, verifica delle attività in corso in città.
Un’altra trappola molto spesso presente è la chiusura. Pensare a Cassino guardando solo a Cassino. Le opere sociali, di qualsiasi natura hanno dei sistemi di riferimento ragionali, nazionali, europee, mondiali. Bisogna stimolare il confronto permanente perché oltre la progettazione sociale europea che funziona solo in cordata di organizzazioni questo permetterà a voi amministratori e a noi operatori del sociale idee, formazione, verifica, cambiamento e soprattutto sperimentazione. Si potrebbero pensare delle occasioni annuali interamente dedicate coinvolgendo tutte le filiere associative: minori, famiglie, disabili, politiche giovanili, anziani e dare avvio a modelli di “sperimentazione sociale”.
Un altro fronte, ancora poco visto, ma che sarà il futuro del mondo sociale e il legame tra il mondo no profit e il mondo profit. E’ poco noto in questa parte di Italia ma già sperimentato nel nord. Le aziende si sensibilizzano verso la responsabilità sociale di impresa e collaborano per sostenere, includere, esperienze di opere sociali. Gli operatori del sociale migliorano la loro attività, perché sono “costretti” a crescere nella loro professionalità. Si sviluppano proposte di economia civile, che rispondono ai veri bisogni del territorio.
Caro Benedetto- conclude Pietroluongo- c’è esigenza di riscoprire, di fare nuova esperienza, di solidarietà. Per farlo bisogna creare i luoghi e le occasioni in tutta la città (frazioni e periferie comprese). Per farlo bisogna dare occasione alle persone di esprimersi. Per farlo occorre credere ancora, e sempre più forte, che tutti noi siamo portatori di talenti».
Speriamo che questo input contribuisca a spronare maggiormente, non solo Leone, ma tutti gli addetti ad un settore così delicato per migliorare strutturalmente la condizione delle persone in difficoltà.