Arte – Dal 20 marzo “Trame graffi incroci” a Napoli

Si inaugura il 20 marzo prossimo alle ore 18.00 negli spazi del Museo Minimo di Napoli la mostra “Trame graffi incroci“, dedicata all’indagine espressiva attuale di Mariangela Calabrese.

CASSINO. Dieci opere serigrafiche selezionate da un nucleo molto più ampio ma che offrono una dimensione analitica e compiuta del recente percorso narrativo proposto dall’artista salernitana.

Preziosi “frammenti” pittorici che riversano sulla campitura segnali cromatici di grande intensità oltremodo capaci di figurare una vera e propria scrittura di dettagli che affonda la propria origine in tematiche di grande spessore poetico.

La lirica del colore come simbologia della parola e pertanto del racconto si consuma tra incroci tonali, trasparenze celate e ormeggi immaginifici. E’ il viaggio. Senza fine e meditato di questa artista.

Scrive di lei Marcello Carlino, Università La Sapienza di Roma: «Mariangela Calabrese addensa i rossi e li vira sul marrone e mixa adoperando il verde. L’aria e l’acqua, nondimeno, rimangono dominanti; e tutto è riportato all’azzurro e tutto dall’azzurro parte per tornarvi: un azzurro ora più forte e denso, ora diluito e sbiancato fino all’evanescenza: un azzurro comunque. La semantica dell’azzurro dell’aria e dell’acqua dice tanto, insieme: dice di una condizione cangiante e plurima che non ha termine, dice di una trasmutazione ininterrotta in cui trova regola qualunque esistenza,
dice dell’origine della vita che nasce dall’acqua, dice di una leggerezza che si fa volo, dice di un politonalismo che è potenzialità di accordatura armonica ed è voluta prossimità a partiture atonali, dice di una ariosità e di una acquosità della pittura che ambisce così a conoscere tutte le diramazioni e non solo la via maestra, ad esplorare tutti gli interstizi penetrandovi con la sua strumentazione polisensa, a suggerire il movimento e la sua profonda necessità antropologico- umana».

«L’informale di Mariangela Calabrese – scrive Rocco Zani, critico d’arte cassinate- la sua rinascita pittorica è conquista e lavacro, è lacrime e fatica, appunto, è dimensione cannibalistica ovvero sponda generosa e nuda sul respiro. Come se la poesia del colore (“è ponte il colore” suggerisce Marcello Carlino) divorasse le “rivalità intestine” della forma sostenendone una nuova e pertanto inedita postura. Quella che ha ridisegnato il corpo e il volto -il cortile familiare, direi – assicurandone però l’essenza. Nell’arrembaggio del viola e del cadmio, nelle sottrazioni del blu. Ne indicasse da sola l’energia – e il luccichio -, il fiato, la sostanza. Ecco, occorre sostare sui capitoli dell’epilogo – ovvero del presente – definirne il peso e scrutarne il passo. E’ nella coscienza epifanica del colore, nei timbri inusuali, nelle smussature delle biacche e dell’oro, la più recente traduzione pittorica di Mariangela Calabrese».

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