Cassino – Camusac, inaugurazione Clinamen mostra di Renato Ranaldi

Venerdì 9 marzo alle ore 18, nell’ambito del programma di attività espositive del CAMUSAC, si aprirà al pubblico Clinamen mostra antologica di Renato Ranaldi a cura di Bruno Corà.

CASSINO. Clinamen, nelle riflessioni di Lucrezio sul pensiero epicureo, è condizione naturale e spontanea a una deviazione materiale e concettuale che consente l’avvento di nuove fenomenologie. Nelle modalità formative del lavoro artistico di Ranaldi, esso si verifica come prassi di incontro e contrasto tra entità esistenti o prodotte dall’artista stesso mediante le quali dar vita a forme nuove, come nel ciclo di opere dell’artista denominate rispettivamente “Fuoriquadro” (2008), “Fuoriasse” (2008), “Fuoricarta” (2012) e “Scioperii” (2014-15).

Nei vasti ambienti del Museo di Cassino sono esposti un cospicuo numero di lavori, di differente datazione, recanti il denominatore comune di una devianza ideativa e linguistica nei confronti di presunte normative che tanto la tradizione artistica quanto l’attualità e l’oscillazione dei gusti, che la caratterizzano, imporrebbero di osservare.

Sono pertanto presenti in mostra sculture quali veri complessi plastici come, Bilico celeste, 1988, presentato alla Biennale di Venezia del 1988, Tetrabalulo, 1989, Ikona, 1996, Bilico d’i’ ciucho e la berva, 2003, Nudo sdraiato, 2005, La joie de mourir, 2007 e una serie di “Fuoriquadro” di diversi anni e misure, oltre ad alcune nuove installazioni realizzate in situ negli ambienti del museo in occasione della mostra.

«Questa esposizione, in quanto parzialmente retrospettiva e parzialmente antologica, riassume e avanza nuovamente una serie di “modi” che, scrive Bruno Corà nel catalogo della mostra, hanno distinto e continuano a distinguere l’azione di scarto linguistico attuata da Ranaldi, mosso dalla volontà e necessità di uscire dalla trappola che l’ambiente artistico stesso, nel “riconoscere” l’arte, nel tributarle il suo placet, nel consumare gli anticorpi da eventuali verità in essa contenuti, ne scarica ogni effetto eversivo. L’episodio espositivo odierno appare così come rassegna emblematica di modalità plastiche e pittoriche, e non solo, con cui la concezione congenitamente deviante di Ranaldi ha ricavato nel tempo le forme di quell’attitudine che, pur in uno stato permanente di autoinsofferenza, lo ha reso obiettivamente outsider nel panorama artistico contemporaneo”.

Bruno Corà definisce Ranaldi: «…di fatto uno tra gli artisti più radicali e sconcertanti apparsi sulla scena artistica italiana ed europea a partire dagli anni Sessanta del XX Secolo e tuttora attivo, refrattario a ogni identificazione critica che intenda coniugare la sua opera con tendenze e movimenti venutisi a manifestare negli ultimi sessant’anni…Non credo si esageri esteticamente “nell’affermare di nuovo che dopo le diverse espressioni dei “Concetti spaziali” di Fontana, il riduzionismo delle “Linee” di Manzoni e le “Superfici” di Castellani e dopo il rovesciamento spaziale e temporale dei “Quadri specchianti” di Pistoletto, quella di Ranaldi con i “Fuoriquadro” e i “Fuoriasse” sia la proposta linguistica più arrischiata ma anche più coraggiosa e fondata di questi anni».

In occasione della mostra sarà realizzato un catalogo edito da Gangemi Editore comprendente le immagini di tutte le opere esposte, un testo inedito di Renato Ranaldi e un saggio critico di Bruno Corà.

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