Vallerotonda, il sindaco conferma il rischio sismico e auspica aiuti per la messa in sicurezza del paese

CASSINO. Il sindaco di Vallerotonda, Gianfranco Verallo, con un comunicato conferma l’alto rischio sismico per il suo paese e chiede aiuti per la messa in sicurezza agli organi preposti. «Nel tentativo di fare maggiore chiarezza su un argomento, attuale ed emotivamente coinvolgente, informiamo su quanto accaduto negli ultimi anni- scrive il primo cittadino del paesino del cassinate- nel 2002 è stato innalzato il rischio sismico del nostro Comune e della maggior parte dei comuni della provincia, da grado 1 a grado 2. Tutto ciò in considerazione dei dati storici e non solo, a disposizione dei geofisici. Nella memoria dei nostri anziani sono impressi i ricordi del terremoto di Avezzano, nella nostra quelli più recenti dell’84, con epicentro Gallinaro e quello del 2009, che tutti ricordiamo, dell’Aquila. La nostra, quindi, è un’area ad alto rischio sismico perché a ridosso di questa faglia che attraversa il reatino e l’Abruzzo.

Quando si parla di Vallerotonda a massimo rischio sismico nella provincia, lo si fa perché di questa area si hanno dati recenti. All’indomani del terremoto dell’Aquila, nel 2010, ebbi a chiedere e poi ottenere, il monitoraggio sismico del nostro territorio. Tre furono le stazioni sismiche installate: la prima in prossimità dell’ultima pala eolica; la seconda in località Serre; e la terza, al fine di evitare danneggiamenti per la presenza di un pannello fotovoltaico, fu posizionata nella frazione di Valvori.

Per oltre un anno sono state rilevate una miriade di microsismi e sismi umanamente impercettibili e i periodici prelievi dei dati accumulati nelle memorie di massa, erano motivo per attingere notizie dal geologo “geofisico”, il quale con disponibilità, non si è mai sottratto a darmene. In più occasioni venivo dallo stesso rassicurato. A suo dire, per quanto il territorio dei nostri comuni montani, insiste su una fascia ad alta criticità sismica, la sua geomorfologia, prettamente rocciosa, ne mitiga gli effetti della ridondanza sismica. Ciò che invece, possiamo fare subito, è di redigere un nuovo piano di protezione civile.

Nell’incontro che si è tenuto qualche mese fa a S.Elia con la Protezione Civile Regionale, ho proposto un nuovo piano integrato che tenesse conto delle reti a metano ed a propano realizzate nei vari comuni che rendono obsoleti i vecchi piani. Quindi, non un piano per comune, ma un unico piano per tutti i comuni appartenenti al nostro COI (centro operativo intercomunale). La Regione, rispondendo favorevolmente all’idea, ha dato il via ad una serie di iniziative che si stanno concretizzando in questi giorni. Per quanto attiene ai lavori realizzati nei centri storici che potevano essere impegnati per la messa in sicurezza delle abitazioni, è opportuno precisare che ai comuni non vengono assegnati fondi liberi per essere poi impegnati a loro discrezione, ma si risponde a dei bandi confezionati dai politici di serie A, in questo secondo caso, a loro discrezione.

Ma come si può sperare di avere fondi per la sicurezza se i comuni del nostro territorio ancora oggi aspettano quelli del terremoto dell’84? Possiamo solo sperare che le catastrofi non inducano ad una riflessione effimera legata al momento dell’emotività ma siano portatrici di cambiamento culturale che possa evitare non solo l’episodio del rozzo sciacallo colto in flagranza di reato, ma soprattutto gli altri episodi a noi ben noti, dove i professionisti dello sciacallaggio dietro ad un telefono e ad una scrivania, pianificano i loro affari sul dolore del prossimo».

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