Un libro sotto l’ombrellone: “Cuore di Cane”: un viaggio fantascientifico (anche) nella mente umana
di Martina Salvatore
TITOLO: Cuore di Cane
AUTORE: Michail Bulgakov
GENERE: satirico-fantascientifico
Estate, quando le vacanze sembrano essere questione di vita o di morte e la calura, l’afa anestetizzano i cuori, forse si diventa insofferenti e spesso a pagarne lo scotto sono i nostri amici a quattro zampe.
Per questo oggi il nostro viaggio (perché la letteratura è un viaggio della mente, o almeno è così che amiamo definirlo) ci porta in Russia, nel rigido inverno moscovita (cercando almeno con la fantasia un po’ di refrigerio) per raccontarvi Cuore di Cane di Michail Bulgakov.
Una fantascientifica e avvincente storia che parla di Pallino,un randagio che descrive gli uomini dal suo punto di vista.
Dapprima un comune randagio che vaga tra lo sporco dei marciapiedi, successivamente, un cane che vive in un lussuoso appartamento della capitale russa ai tempi di Lenin (l’arrivo in casa, è il momento che cambierà per sempre la vita del cucciolone), poi fedele compagno nello studio medico del suo padrone, un famoso ed importate professore di medicina, fino al momento della sua trasformazione: la sedazione e l’intervento. Pallino sarà la cavia di un improbabile esperimento pensato proprio dal suo padrone.
Cosa accadrà a Pallino? Quale sarà il suo destino?
La narrazione si apre con la voce interiore del sensibile randagio che viene poi bruscamente intervallata dai diari del freddo dottore che annota ogni evento clinicamente rilevante. Lo stile, infatti, ricorda quello dei manuali scientifici allo scopo di rendere credibile l’assurdo paradosso che l’autore presenta. L’obiettivo di Bulgakov è raffigurare in modo satirico e fantascientifico la Nep (la nuova politica economica adottata da Lenin nel primo dopoguerra all’indomani del fallimento della sovietizzazione forzata dell’economia russa) e ironizzare suoi nuovi ricchi e sulla scienza, che nelle mani sbagliate, assume contorni inquietanti. Si tratta di un’aspra critica a chi, con diversi mezzi, oltrepassa i confini dell’umanità e della natura.
Bulgakov vuole sottolineare è una snaturalizzazione della società, una perdita di umanità in favore di una rinnovata e artificiosa bestialità in un gioco di contrasti speculari sempre attuale.
Ogni scelta dello scrittore ha una finalità ben precisa: i personaggi ed il loro linguaggio sono l’emblema della società sovietica con le sue stratificazioni e gerarchie. Dal linguaggio del proletario, a quello del professionista borghese, dai compagni burocrati schiavi del regime a quello forbito di chi è a capo della scala sociale.
Bulgakov compone Cuore di Cane nel 1925, ne fu subito vietata la circolazione. Arriva in Italia per la prima volta negli anni ’60.
Di seguito vi lasciamo l’identikit clinico di Pallino e un breve estratto del primo capito dell’opera.
Cartella clinica.
Cane di laboratorio.
Età: circa due anni
Sesso: maschile.
Razza: bastarda.
Nome: Pallino.
Pelo: rado, a ciuffi, color marroncino bruciacchiato
Coda: color crema.
Sul fianco destro, tracce di una scottatura del tutto cicatrizzata. Alimentazione prima di venire dal prof. : scadente. Dopo una settimana di permanenza in casa del professore: ben nutrito.
Peso: 8 kg (punto esclamativo).
Cuore, polmoni, stomaco, temperatura: normali.
«Dall’altra parte della strada sbatté la porta di un negozio vivamente illuminato, e ne uscì un cittadino: “Beh, sì: si tratta proprio di un cittadino, non certo di un compagno; anzi, questo qui è addirittura un signore. E non che giudichi dal cappotto -non sono così sciocco-. Oggi il cappotto ce l’hanno anche i proletari, o molti di loro. […] Ma gli occhi: lì non si sbaglia, sia che li guardi da vicino che da lontano. Eh, sì, sono assai importanti gli occhi, sono una specie di barometro. Ci vedi quello dal cuore duro, che può schiaffarti la punta dello stivale nelle costole, senza nessun motivo; e ci vedi quello che ha paura di tutto e di tutti. Ecco, proprio un lacchè come questo tipo qui mi divertirebbe prendere a morsi nelle caviglie -Hai fifa, eh? Se ce l’hai vuol dire che te la meriti… Tiè… grr… rrr… bau, bau!».
Un’ultima chicca: oltre alle diverse trasposizioni teatrali e cinematografiche, Piero Pelù ispirato dalla lettura di questa sorprendente storia ha scritto il brano “Cane” contenuto nell’album “17 re”.
La lettura è consigliata a coloro che amano gli animali, la fantascienza e l’indagine dell’animo umano, ma anche a chi sente dentro di sé di vena sarcastica.