Un libro da scoprire – “La Sirena” di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, amore allo stato puro
di Martina Salvatore
TITOLO: La Sirena
AUTORE: Giuseppe Tomasi di Lampedusa
Riproponiamo un racconto, e come per l’opera di Maupassant della scorsa settimana, anche qui a raccontare le vicende sono due amici uno dei quali spiega le ragioni del suo celibato.
Il racconto che vi proponiamo è La Sirena di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, celeberrimo autore de Il Gattopardo. In questo racconto le soglie del fantastico, teoria letteraria formulata dal compianto Tzvetan Todorov, si fondono perfettamente con la realtà. Nel 1938 in una Torino nebbiosa e fredda due siciliani diversissimi tra di loro si incontrano e stringono un’amicizia fatta di racconti, i loro incontri assumono la dimensione della ritualità, quasi come se per i due incontrarsi fosse un rito magico.
L’amore, croce e delizia della vita di ognuno di noi, in modo diverso spingerà i due personaggi a raccontarsi: il protagonista è Paolo Corbera di Salina un giovane di nobile estrazione, laureato in giurisprudenza e mediocre giornalista per La Stampa è appena stato lasciato dalle due donne con le quali intratteneva relazioni parallele, il giovane rappresenta l’aspetto reale del racconto.
In un caffè di Torino la vita del Corbera si intreccia a quella del professor Rosario La Ciurla che incarna tutti gli aspetti fantastici del racconto, un personaggio enigmatico: un uomo anziano, un grande ellenista da una cultura sconfinata ma che trasuda di passione e trasporto, mai di saccenteria.
Nei ripetuti incontri tra i due il professore racconta al giovane diversi episodi della sua vita, la confidenza tra i due diventa sempre maggiore fino a quando l’anziano signore decide di raccontare un momento molto intimo della sua vita, decide di spiegargli perché non si fosse mai sposato. L’anziano racconta di un particolare incontro che fece in gioventù, quando alla vigilia di un viaggio in Portogallo, sulla spiaggia di Augusta in Sicilia, incontrò una sirena.
Lighea (nome scelto per la sirena da Alexandra Wolff Stomersee, moglie di Tomasi da Lampedusa) salì sulla barca e gli promise un amore magico. Così si apre la dimensione sovrannaturale del racconto, ricca di riferimenti enigmatici, sensuali, allusori e simbolici. La sirena è l’immagine ambigua della più alta e idea di bellezza, della vita, dell’amore, ma anche della morte e della caducità della vita umana. La sirena con la sua dualità di terra e mare è seduttrice e madre saggia al tempo stesso. Sulla figura mitologica e sull’amore sovrannaturale aleggiano dunque i fantasmi di Eros e Tanathos, l’autore infatti vuole proporre un’idea di amore e bellezza che oltrepassino i confini della morte, la sirena simboleggia il ponte tra il “prima” e “dopo”. A tal proposito non vi sveliamo il destino del saggio professore, lasciamo che la curiosità vi spinga a scoprire quali vicende amorose scossero l’uomo dalla gioventù e per tutta la vita. Chissà con quale melodioso canto e con quale sortilegio la bellissima sirena dominava il coltissimo professore.
Così il narratore descrive Lighea:
[…]”Il volto liscio di una sedicenne emergeva dal mare… Quell’adolescente sorrideva, una leggera piega scostava le labbra pallide e lasciava intravedere i dentici aguzzi e bianchi, come quelli dei cani. Non era però uno di quei sorrisi come se ne vedono fra voialtri… esso esprimeva soltanto se stesso, cioè una quasi bestiale gioia di vivere, una quasi divina letizia… Dai disordinati capelli color sole, l’acqua del mare colava sugli occhi verdi apertissimi, sui lineamenti di infantile purezza… Sotto l’inguine, sotto i glutei il suo corpo era quello di un pesce, rivestito di minutissime squame madreperlacee e azzurre, e terminava in una coda biforcuta che lenta batteva il fondo della barca. Era una sirena. Riversa poggiava la testa nelle mani incrociate, mostrava con tranquilla impudicizia i delicati peluzzi sotto le ascelle, i seni divaricati, il ventre perfetto; da lei saliva quel che ho malchiamato un profumo, un odore magico di mare, di voluttà giovanissima…La sua voce era un po’ gutturale, velata, risonante di armonie innumerevoli… Veniva a riva con le mani piene di ostriche e di cozze…succhiava il mollusco palpitante…”.
La Sirena è composto nell’inverno tra il 1956 e 1957 viene pubblicato postumo, è uno degli ultimissimi lavori dell’autore de Il Gattopardo, quando era ben conscio della sua malattia. Per questa ragione Lighea (altro titolo dell’opera) assume i caratteri del testamento spirituale. Un’opera poco conosciuta fino a quando Luca Zingaretti ne ha fatto una bellissima rilettura scenica.