Un libro sotto l’ombrellone: Il fantasma di Canterville, per una lettura umoristica e romantica

di Martina Salvatore

TITOLO: Il Fantasma di Canterville

AUTORE: Oscar Wilde

GENERE: racconto fantastico

La lettura di oggi è un’opera che non tutti sanno essere figlia del grande Oscar Wilde. Alla domanda “Per chi scrive?” Wilde rispondeva che scriveva per divertirsi. Ed è proprio questo l’intento di quello che oggi vi proponiamo: un racconto giovanile, satirico ed ironico ma fortemente romantico, pubblicato per la prima volta sulla rivista The Court and Society Review.

Stiamo parlando de Il fantasma di Canterville, la storia di un maniero inglese del ‘500 e del fantasma che da alloraRistorante Pizzeria La Cortiglia - Vallerotonda infesta le sue stanze: siamo alla fine dell’800 ed è di gran voga tra l’alta classe americana acquistare residenze in Inghilterra, così Mr Hiram Otis, ambasciatore degli Stati Uniti, e la sua famiglia scelgono il Castello di Canterville, nonostante siano stati avvisati della presenza del fantasma di Sir Simon de Canterville. Si palesa così la contrapposizione tra lo scetticismo americano, che riconosce come vero solo il naturale ordine delle cose concrete, e l’umore nostalgico tipico inglese.

Quella che Wilde ci racconta è una storia di fantasmi al contrario: ciò che tutti si aspetterebbero è una famiglia tormentata dalle lugubri atmosfere e dai terrificanti rumori di catene del fantasma… E invece no. È il fantasma a subire le angherie dei piccoli gemelli Otis, il castello perde il suo aspetto spaventoso assumendo sempre di più l’aspetto ridente di una dimora lussuosa, sir Simon si rifugia nelle segrete del palazzo e solo la giovane e dolce Virginia Otis sembra prestare attenzione alla triste condizione del fantasma. Sarà lei la chiave di volta del racconto: è lei la giovane che Sir Simon aspettava per realizzare la profezia e ricongiungersi finalmente con la sua amata.

La storia che oggi vi proponiamo comincia così: «Neppure noi abbiamo più avuto il coraggio di abitarvi – spiegò lord Canterville – da quando la mia prozia, la vecchia duchessa di Bolton, si spaventò in modo tale che le prese un attacco di nervi dal quale non si riebbe mai completamente per colpa di due mani scheletriche che le si posarono sulle spalle mentre si stava vestendo per scendere a pranzo. Mi sento tenuto a precisarle, mister Otis, che il fantasma è stato visto da diversi membri della mia famiglia tuttora viventi, come pure dal rettore della parrocchia il reverendo Augustus Dampier che è membro del King’s College di Cambridge. Dopo il disgraziato incidente toccato alla duchessa nessuna delle domestiche giovani volle più restare al nostro servizio, e persino lady Canterville stentava a prendere sonno la notte a causa dei misteriosi rumori che provenivano dal corridoio e dalla biblioteca».

Wilde offre alla società del suo tempo ciò che essa chiede e o fa in maniera irriverente e disinvolta: il gusto per il fantastico si spinge oltre fino prendersi gioco delle tetre atmosfere del racconto gotico, attraverso paradossi e beffarde assurdità scevre da superflui moralismi.

Diverse sono le trasposizioni cinematografiche e teatrali dell’opera di Wilde, una è quella del 1986 in cui recita una giovanissima Alyssa Milano.

Diversi sono i viaggi che Oscar Wilde, l’outsider irlandese, ci ha lasciato: storie ricche, preziose al cui interno vi è rintracciabile la vita di quell’uomo eccentrico, stessa incarnazione del dandy che girava tra i le strade di Piccadilli con fiori tra le mani, che girò gli Stati Uniti tenendo conferenze in ghette e vestiti di velluto a costine e che il retaggio di una cultura perbenista e vittoriana hanno ucciso.

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