Il tempo non lenisce le ferite: a 74 anni dall’eccidio di Collelungo, domenica mattina messa per le vittime

di Martina Salvatore

Collelungo, un luogo, una ricorrenza impressi a fuoco nella comunità del comune di Vallerotonda: la frazione Cardito ricorda il martirio subito delle alture di Collelungo oltre 70 anni fa.

VALLEROTONDA. La ferita è ancora aperta, ormai l’unica superstite è Elvira Di Mascio che su quelle montagne, allora bambina tra le braccia di suo fratello Pierino, vide morire i genitori.

I numerosi parenti delle vittime, molti di essi residenti all’estero, aspettano il consueto appuntamento con la celebrazione della santa messa nei luoghi dell’eccidio che quest’anno si celebrerà domenica 13 agosto, ma non è questa la data in cui si consumò la strage: era il 28 dicembre del ’43, quando un nutrito gruppo di abitanti di Cardito aveva trovato riparo fra le alture della catenella delle Mainarde.

Località Collelungo fu la dimora degli sfollati di Cardito che mesi prima erano scappati sulle montagne in abiti ancora estivi, trovando rifugio tra le grotte nei pressi del Rio Chiaro. Il fato però aveva in serbo per loro un destino crudele: Collelungo si trova proprio a ridosso di quelle che erano le linee difensive tedesche Reinard e Gustav, la mattina del 28 dicembre, dopo un’abbondante nevicata che costrinse gli sfollati all’immobilità tra i massi e le impervie gole montane, arrivò una pattuglia tedesca, piazzò il mitra e falciò uomini donne e bambini.

Artattoo

Non vi fu pietà in quegli uomini che non risparmiarono la vita di nessuno neppure di neonati e infanti: Angelina Di Mascio implorò per la vita dei suoi due figli Armando di non ancora 5 anni e Addolorata di un solo mese, tutti barbaramente uccisi per mano del comandante tedesco. Sono notissime fra gli abitanti di Cardito le storie di quelli che furono gli 8 superstiti, fra i quali la signora Domenica Di Mascio che rimasta impietrita in una grotta nascosta dalle capre vide morire il diciassettenne figlio Giovanni Rongione il cui fratello Ernesto tentò la fuga rifiutando di morire in terra natia dopo la durissima esperienza della campagna di Russia sulle rive del Don.

Diverse sono le pubblicazioni sulla tragedia nostrana, una delle quali è ad opera di Costantino Jadecola, che ha prodotto i suoi lavori dopo innumerevoli indagini sul campo e colloqui con i superstiti. Il comune di Vallerotonda è insignito con medaglia d’argento al valor civile per la barbarie subita, la comunità però continua a battersi per ottenere la medaglia d’oro per i suoi morti.

Vi rinnoviamo l’invito a partecipare alla celebrazione eucaristica di domenica mattina in località Collelungo (facilmente raggiungibile in automobile), una meravigliosa cattedrale naturale che custodisce lo spirito ed il ricordo di tanto dolore.

Domenica mattina la messa di commemorazione si terrà al Sacrario di Collelungo alle 11.00.

 

 

 

 

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