Superenalotto, ecco perché il governo non si può destinare il jackpot ai terremotati
Bella idea quella di trasformare i soldi del gioco d’azzardo in fondi a sostegno delle comunità colpite dal terremoto del Reatino. Bellissima. Fa anche comodo per qualche politico che decide di buttarla in polemica, chiamando in causa il governo per congelare il jackpot del Superenalotto e destinarlo ai cittadini di Amatrice, Accumoli e Pescara del Tronto. Peccato che non si possa fare.
La proposta è partita da Antonio Boccuzzi, deputato del Pd, ed è stata ripresa anche dalla leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, e dall’ex cattodem Paola Binetti. Piace molto anche in rete, dove ci sono diverse petizioni rivolte al governo. Tra le più grandi, informa Change.org, si segnala quella di Alessandro Gambino, con più di 2mila sostenitori, che chiede di usare i soldi del montepremi per aiutare «i connazionali in difficoltà». Segue poi l’appello di Sabrina Antonetti, con più di 2600 firme, che chiede di devolvere i quasi 130 milioni di euro del Superenalotto «in aiuti indirizzati immediatamente a garantire assistenza alle vittime del tragico terremoto di Amatrice e tutti i paesi italiani coinvolti». Nella terza petizione più grande Antonio propone di destinare il montepremi in favore della Protezione Civile e della Croce Rossa che sono impegnate nei soccorsi.
Il problema è che il Superenalotto è un gioco d’azzardo gestito da SISAL, cioè da un’azienda privata. Non si capisce, quindi, come possa il governo decidere di destinare il jackpot ai terremotati. Tra l’altro, il montepremi del Superenalotto si forma sommando i soldi scommessi dai giocatori: si tratta, quindi, di un contratto che non può essere rescisso unilateralmente. Chi ha scommesso lo ha fatto a delle condizioni e non può vedersi sottrarre quella somma di denaro. Non è l’apologia del gioco d’azzardo ma, purtroppo, funziona così.
Quello che può fare il governo, se mai, è decidere di destinare ai terremotati il denaro che dalle scommesse finisce nelle casse pubbliche: SISAL opera su concessione dello Stato e sulle vincite si pagano le tasse.
Il sottosegretario all’Economia Pier Paolo Baretta, non a caso, ha detto che l’iniziativa è «bella ma difficile da realizzare». Difficile che si possa intervenire sul Jackpot attuale (l’estrazione di questa sera mette in palio 128,8 milioni di euro, ndr), dal momento che il montepremi tecnicamente «appartiene» già ai giocatori che, nel corso dell’ultimo anno, a partire dal giorno successivo all’ultimo «6» centrato ad Acireale a luglio 2015, hanno investito circa 900 milioni di euro. Ed è altrettanto difficile che si riesca a prendere una decisione in tempo per l’estrazione di questa sera, ma effettivamente si sta lavorando su «una soluzione tecnica per destinare parte dei proventi della raccolta alla ricostruzione», anche se «non è detto che ci riusciremo»- ha spiegato Baretta.
FONTE www.lastampa.it