Sport- Dai libri, al campo, alla panchina: Della Rosa e Paniccia, due facce della stessa ambizione

di Simone Tescione

Una palla, tanto studio, abilità e tenacia, sono questi gli ingredienti che mescolano i giovani allenatori Stefano Della Rosa nel calcio a 11 e Alfredo Paniccia nel calcio a 5 per scalare posizioni e gerarchie del mondo del pallone, per specifiche declinazioni, e ritagliarsi un posto nell’olimpo dei grandi partendo dal basso.

CASSINO. Due giovani allenatori figli della Ciociaria che stanno costruendosi il proprio percorso professionale nel calcio, in due diversi rami, e che sta già regalando loro soddisfazioni significative. Due ragazzi dell’86 cui l’agonismo del rettangolo di gioco lo vivono da bordo campo, da ispiratori, avendo intrapreso la strada che porta ad avere a che fare con lavagne e libri, con tutte le maggiori responsabilità che ne scaturiscono.

Della Rosa di Vallerotonda, frazione di Valvori, Paniccia di originario di Veroli ma cresciuto a Colleferro, amici di una vita e colleghi, rientrano di diritto nella nuova generazione che spinge per ritagliarsi un ruolo importante nel calcio professionistico e, perché no, tentare di sognare anche in grandissimo.

Ma andiamo con ordine.

Stefano Della Rosa ora al Chievo Verona

Per Stefano Della Rosa la formazione professionale è stata marchiata nientepopodimeno che Juventus Football Club, dove negli ultimi anni, e fino al giugno scorso, si è occupato dell’attività di base del settore giovanile, prima di cedere alla corte dell’ambizioso Chievo Verona smanioso di riorganizzare il vivaio affidandosi, tra l’altro, anche al background del tecnico cassinate. «Sì- conferma ai nostri taccuini- sono freschissimo di firma col Chievo dopo diversi anni trascorsi dapprima nell’orbita Juventus, poi proprio dall’interno del mondo bianconero. Come tutti i giovanissimi sognavo di arrivare un giorno a giocare a certi livelli da calciatore- ci racconta Della Rosa- un’ambizione frustratasi per varie dinamiche. Così mi sono buttato sui libri cominciando studiare nel tentativo di emergere nel calcio sotto un’altra veste. Ho frequentato corsi da allenatori di qualunque tipo, federali e non, ho seguito qualunque progetto portato avanti da società professionistiche, parallelamente all’università di Scienze Motorie».

Ristorante Pizzeria La Cortiglia - VallerotondaBen presto, intorno al 2004-05, arrivava il primo approccio con la Juventus dove il mister cassinate passa diversi anni degli albori di carriera intermezzati da una parentesi col Parma: «La curiosità nel mondo dell’allenamento e il frequentare determinati tipi di corsi mi ha aiutato ad accedere agli Juventus Summer Camp che mi hanno aperto un mondo, collaborando coi bianconeri nel centro-sud Italia in prima battuta, e poi proprio a Vinovo. Si è trattato di una formazione lunga e graduale che mi ha portato ad incrociare tante persone e tanti maestri che non smetterò mai di ringraziare». Da lì nacque l’occasione di Parma durata 2 anni alla guida dei Pulcini, ove Della Rosa frequentò anche il corso d’allenatore Uefa “B” assieme a calciatori di Serie A come Marco Marchionni, Daniele Galloppa, Raffaele Palladino, Massimo Gobbi e Nicola Pavarini: «Esperienze umane e professionali mi hanno forgiato e accresciuto sia umanamente che professionalmente- continua Della Rosa- quando hai anche la possibilità di confrontarti e scambiare idee con uomini di campo e tutta un’altra storia».

Stefano Della Rosa

Dopo l’esperienza in Emilia riecco la nuova occasione bianconera, inizialmente nella scuola calcio non selezionata e poi direttamente nella società degli Agnelli dal 2015: «Ho trovato di grande interesse la collaborazione con gli under 15 (i Giovanissimi) ove già si comincia a vedere un’impostazione chiara del giovane calciatore, continuando allo stesso tempo, l’impegno nell’attività di base».

Adesso per mister Della Rosa si schiude l’occasione veronese, sponda Chievo: «Una scelta dettata dalle mie forti ambizioni di crescita-confessa- nel club scaligero credo vi siano maggiori possibilità di emergere facendo un buon lavoro. Mi stimola l’opportunità di crescere professionalmente ed occuparmi anche di altri aspetti, relazionandomi, al contempo, anche con altri modi di lavorare. A Verona mi aspetta un impegno non solo sul campo coi 2008, ma anche la gestione della rete di scuole calcio affiliate assieme ad un mio collega. Obbiettivi di carriera? Lavorare tanto, chi si forma non si ferma».

Artattoo Cassino

Allo stesso tempo nel calcio a 5, mister Alfredo Paniccia rincorre il suo sogno e disegna la sua strada che spera possa lancialo in alto: nonostante la sua giovane età, già tanta esperienza per il trentunenne allenatore d’origini ciociare. «Non essendo stato un giocatore di prima fascia la mia formazione nasce da tanto studio- afferma- all’età di 18 anni mi fu chiesto di allenare una squadra di giovanissimi e da lì cominciai il mio percorso tra le categorie regionali fino al 2009 quando fui chiamato da Luca Giampaolo, attuale allenatore del Petrarca Padova (Serie B), a fargli da secondo per qualche anno. Sono state esperienze molto importanti professionalmente». E soprattutto pregne di soddisfazioni tra Regalbuto, Augusta e Latina, dove in quest’ultima occasione l’accoppiata vinse il campionato di A2 approdando in massima serie nazionale.

Alfredo Paniccia, ex allenatore Regalbuto

Nel palmares Paniccia può annoverare una finale scudetto ad Augusta (Siracusa) con l’Under 21, prima della vittoria del campionato di Serie C1 (nella stagione 2015-16) e la conseguente promozione in B col Recalbuto (Enna) alla prima esperienza in prima squadra dove ha trasformato un quintetto reduce dai un play out di C nella formazione vittoriosa del successivo torneo: una sorta di Leicester in salsa siciliana.

«Sì- sorride- la prima avventura da responsabile tecnico è andata piuttosto bene, abbiamo subito vinto il campionato di C1 con una squadra giovanissima, e la successiva stagione in Serie B (l’anno scorso, ndr) abbiamo chiuso al sesto posto, praticamente con la stessa rosa. A livello di Under 21 (la Primavera del calcio) siamo arrivati fino in semifinale di Coppa Italia e tra le prime 8 delle finali scudetto».

Stuzzichiamo Paniccia sul “se” e “come” il calcio a 5 possa coadiuvare quello a 11, e la risposta è subito servita: «Certo, nella scuola brasiliana e spagnola di calcio l’attività di base contempla anche il calcio a 5 che va a formare i piccoli calciatori nell’intento di garantire una visione totale al ragazzo, senza quella specializzazione che si tenta già di dare da subito in Italia. Col progetto Football in Soccer, però, molte società di calcio di A e B stanno capendo che il calcio a 5 può dare spunti e allargare la visione al “fratello” a 11, fornendo angolature differenti che possano renderlo più completo. Un esempio concreto dell’interazione dei diversi tipi di calcio è rappresentato da prof. Riccardo Manno che ha lasciato l’incarico di vice della nazionale italiana di Calcio a 5 per diventare collaboratore dei Vincenzo Montella ai tempi della Fiorentina, ed attualmente continua ad esserlo col Milan».

Alfredo Paniccia

Sul futuro di Alfredo Paniccia ancora c’è un po’ di nebbia da diradare dopo l’avventura conclusasi in terra siciliana: «Purtroppo non si è concretizzata una occasione importante che mi si stava proponendo- afferma ancora il mister di origini verolane- sto vagliando alcune possibilità, a breve deciderò. Sogni nel cassetto?- la risposta è secca- allenare al nazionale di Calcio a 5».

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