Scuola. Crolli e inagibilità: scuola a pezzi non solo metaforicamente
Dovevamo avere scuole belle, sicure e nuove. Il presidente del Consiglio, Matteo Renzi e il ministro dell’istruzione Stefania Giannini, avevano persino lanciato una campagna con tanto di hashatag ma ad un mese dalla prima campanella la cronaca è un’altra. A Pagani, in provincia di Salerno dall’inizio del mese di ottobre è stata riscontrata un’ instabilità nel solaio del plesso “Manzoni” del primo circolo didattico e circa 1200 bambini tra materna e primaria sono stati “ammassati” in un’ unica scuola, costretti ai doppi turni.
Alla “Dante Alighieri” di via della Vittoria a Mirano, che fa parte dell’istituto comprensivo “Giovanni Gabrieli”, si è sfiorata la tragedia per la caduta di una superficie di circa un metro di intonaco durante le lezioni. A Misilmeri, trentacinque bambini della primaria “Restivo” sono costretti a fare lezione nel seminterrato della parrocchia “Beata Vergine del Carmelo” a causa dell’inagibilità della loro scuola. E a Rho, alla scuola media “Manzoni”, nel giorno in cui il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, faceva appello “a superare alcune carenze e problemi tra cui quello della sicurezza e della adeguata qualità degli edifici e delle aule”, due studenti della scuola media “Manzoni” sono finiti all’ospedale a causa della caduta dell’intonaco del soffitto.
La lista dei crolli e delle ordinanze sindacali dei sindaci costretti a chiudere gli edifici scolastici è lunga. Dall’altro canto secondo i recenti dati raccolti da “Cittadinanzattiva” nel rapporto sulla sicurezza, la qualità e l’accessibilità a scuola negli ultimi tre anni si sono registrati 112 crolli con 18 feriti. Le regioni più coinvolte sono la Lombardia (16 incidenti), il Veneto (12), la Sicilia (11) e la Toscana (10). Solo nello scorso anno si contano 31 crolli di solai, tetti, controsoffitti, distacchi di intonaco, caduta di cancelli e ventilatori: episodi accaduti in modo differenziato al Nord, al Centro e al Sud, nei piccoli paesi così come nelle città.
Lo sa bene Lucia Trotta, mamma di due bambini che frequentano la primaria e l’infanzia “Manzoni” a Pagani, 35 mila abitanti: “E stata riscontrata una instabilità nel solaio della scuola. Il sindaco dopo aver ricevuto la relazione dei tecnici, si è reso conto che non poteva rischiare di tenere 500 bambini in quella struttura. Così ha deciso di trasferirli, si dice momentaneamente, in un altro plesso dello stesso circolo didattico (il “Rodari”). Ma ovviamente, per supplire alla mancanza di spazi, la dirigente ha dovuto stabilire i doppi turni alternati: il primo per i bambini della “Manzoni” inizia alle 8.05, per finire alle 12.30, il secondo per quelli della “Rodari” parte alle 13.30, dopo una veloce pulizia dei locali, e finisce alle 18.05. I bambini dell’infanzia sono invitati ad andare a scuola a giorni alterni. Inutile sottolineare le conseguenze pesantissime per le famiglie e per loro, che hanno del tutto perso di vista la continuità didattica. La dirigente minaccia denunce a chi non manderà i figli a scuola, i genitori hanno chiesto l’intervento del Garante per l’Infanzia. L’ufficio scolastico comunale, con in testa il sindaco, sta
cercando soluzioni alternative. Intanto in 300 hanno già chiesto il nullaosta per il trasferimento dei propri figli. E poi si parla di buona scuola….”.
E c’è chi in Sicilia, a Portella di Mare nel comune di Misilmeri, non ha più nemmeno un edificio scolastico dove andare a fare lezione ed è costretto a stare negli spazi della parrocchia. Succede a due classi che avrebbero dovuto fare italiano, matematica, informatica, educazione motoria nelle loro aule ma il preside dell’ “Empedocle Restivo” ha dovuto fare i conti con l’inagibilità di una classe e cederne un’altra alle medie a causa di un solaio di copertura che non ha i requisiti di sicurezza. Una soluzione, quella del seminterrato della chiesa, che non è andata bene ai genitori che i giorni scorsi hanno denunciato pubblicamente la questione scatenando l’ira del parroco che per accogliere i bambini ha fatto il possibile.
Dal Sud al profondo Nord la musica non cambia: nei giorni scorsi a Mirano, in Veneto, i vigili del fuoco sono stati allertati dalla dirigenza della scuola primaria “Dante Alighieri” per la caduta di una superficie di circa un metro di intonaco. I detriti sono finiti sul pavimento del corridoio del piano terra, in un momento in cui nessuno stava camminando. Il caso ha voluto che il crollo avvenisse poco prima del suono della campanella d’uscita altrimenti gli spazi comuni della scuola si sarebbero riempiti di alunni diretti verso l’esterno e qualcuno si sarebbe potuto fare del male.
Non sempre ci si può affidare al destino. A Rho un analogo incidente a quello avvenuto a Miriano ha coinvolto i ragazzi, due tredicenni che sono stati trasportati al pronto soccorso. Il primo cittadino, Pietro Romano, era pronto ad intervenire ma non ha fatto in tempo. Il Comune aveva già commissionato, tramite un finanziamento del Miur, l’esecuzione di indagini diagnostiche al
fine di accertare il rischio del distacco degli intonaci nelle scuole primarie e secondarie. L’esito della perizia, consegnato a luglio, aveva evidenziato situazioni di possibile distacco dell’intonaco e aveva indicato varie tempistiche per gli interventi in base alla gravità dei singoli casi.
Ad agosto erano stati effettuati degli interventi per eliminare le situazioni che la perizia indicava come ad alto rischio di distacco dell’intonaco e per le altre era già stato deliberato il progetto tecnico stanziando la somma di 300mila euro proprio per eliminare tutte le situazioni di pericolo. Troppo tardi. In trincea a trovare soluzioni alle scuole che crollano ci sono, infatti, i sindaci come quello di Canicattì che la scorsa settimana ha disposta la chiusura delle scuole “La Carrubba” e “Rapisardi” su comunicazione del responsabile della sezione immobili pubblici della direzione Territorio ed ambiente del comune in seguito agli ulteriori esiti, concordanti, delle analisi di carotaggio eseguiti sulle strutture dei due edifici che ospitano in totale circa 700 alunni della scuola dell’obbligo.
FONTE: Il Fatto Quotidiano