Proliferazione cinghiali, la Regione Lazio corre ai ripari. Soldi per la prevenzione: ecco tutte le misure
Il problema dei danni provocati dai cinghiali, è noto, che non sia squisitamente cassinate. Esistono foto che documentano il passaggio degli animali anche a Roma, tra l’altro, e il caso sta assumendo pian piano i tratti
dell’emergenza.
CASSINO. A muoversi, con un tempismo tutt’altro che invidiabile, è la regione Lazio che annuncia un piano organico per affrontare il problema.
Questo prevede una trattazione integrale sia per le aree naturali protette sia per gli Ambiti Territoriali di Caccia (ATC) e sarà presentato in Giunta Regionale nella prossima riunione.
A quanto riporta la regione stessa, il Piano prevederebbe:
- la definizione di un piano di gestione della specie, organico e coordinato per tutto il territorio regionale (Ambiti Territoriali di Caccia e aree protette);
- il pieno coinvolgimento degli ATC e delle squadre di caccia al cinghiale nella gestione del territorio;
- l’erogazione degli indennizzi e il supporto al mondo agricolo per la realizzazione di interventi di prevenzione;
- le tecniche di caccia alternative alla braccata, per aumentare gli abbattimenti e contribuire a ridurre la densità della specie;
- l’attivazione di piani di controllo numerico, in particolare nelle zone esterne alle aree protette;
- il coinvolgimento del mondo agricolo nella gestione degli interventi di controllo, in particolare per il supporto alla gestione di strutture di cattura sui terreni di proprietà;
- la formazione diffusa di figure necessarie a incrementare le attività di prelievo, sia in caccia che di controllo;
- le misure di mitigazione degli incidenti stradali, nei tratti di competenza regionale, dopo l’individuazione dei tratti maggiormente pericolosi;
- un accordo con le forze dell’ordine preposte per l’intensificazione dei controlli sulla tracciabilità delle carni per scoraggiare l’eventuale illecito commercio;
- la verifica del rispetto del divieto di foraggiamento, reato di rilevanza penale, in collaborazione con le Polizie Provinciali e i Carabinieri forestali;
- la realizzazione di una o più strutture regionali con funzioni di trasformazione e commercializzazione della
selvaggina; la predisposizione e adozione del regolamento sulle modalità di vendita delle carni di cinghiali prelevati in attività di controllo; la realizzazione di una campagna di informazione diffusa sulle tecniche e modalità di prevenzione del danno;
- la formazione e aggiornamento per il personale delle aree protette regionali e degli ATC;
- la costruzione di un sistema unico di raccolta dei dati georeferenziati sui danni da fauna selvatica e sugli incidenti stradali da essa provocati sul territorio regionale;
- la delimitazione delle aree contigue alle aree protette, in modo da creare zone cuscinetto in cui limitare la movimentazione dei cinghiali con un prelievo venatorio modulabile;
- la notifica alla Commissione Europea di un atto finalizzato all’esclusione del regime de minimis degli indennizzi dei danni da fauna nelle aree protette e nelle aree esterne.
Sempre nel Piano, si prevedono alcune azioni integrative quali:
- l’emanazione di una determina di indirizzo per le aree protette regionali che individui azioni specifiche da realizzare con urgenza per ridurre l’impatto della fauna selvatica;
- la razionalizzazione della collocazione del personale;
- l’attivazione di un tutoraggio a supporto delle aree protette regionali per la progettazione e l’installazione delle opere di prevenzione dei danni da cinghiale e per la pianificazione e realizzazione degli interventi di prelievo in controllo (catture e abbattimenti);
- la semplificazione dell’iter autorizzativo per l’attuazione degli interventi di controllo nelle aree protette.
Un piano benemerito che però deve godere, oltre che dell’efficacia, anche di una discreta velocità d’attuazione perché la situazione l’emergenza non aspetta.