L’incredibile messaggio generazionale su una banconota da 20 euro: “I giovani d’oggi non sanno più aspettare perché…”
La nostalgia degli anni 80-90 e dei tempi passati ultimamente sta spopolando. Ha infatti avuto un successo mondiale dell’app di realtà aumentata Pokemon Go e sta riscuotendo delle vendite forse impensabili il nuovo – ma in realtà vecchio – cd di Cristina D’Avena, #lesiglepiùbelle, che raccoglie i suoi successi dei decenni passati. Ma il distacco generazionale tra i nati negli ultimi 20 anni del Novecento e i Millennials non si misura solo sulle esperienze fatte: va ad intaccare qualcosa di più profondo. E lo ha capito bene un’utente di Instagram, che ha fatto riflettere tutti con un post nostalgico e profondo.
“I giovani d’oggi non sanno più aspettare perché non sono mai stati ore immobili davanti alla radio attendendo quella canzone per premere rec“. È questa la frase che Valentina Cenni, una ragazza di Riccione, ha trovato impressa su una comunissima banconota da 20 euro.
Un messaggio così semplice eppure così intenso, che riporta indietro nel tempo all’epoca in cui non esistevano lettori Mp3, pirateria musicale e app come iTunes. Negli anni ’80 e ’90, infatti, se si voleva ascoltare per ore la canzone che tanto piaceva c’erano solo due modi: comprare l’album dell’artista o aspettare che passasse in radio.
“Lavoro in un hotel, una collega della reception l’altro giorno è stata pagata con alcune banconote fra cui spiccava questa. Me l’ha mostrata e sono rimasta colpita dalle parole scritte… così vere. Ho pensato quante volte ho aspettato anche io davanti alla radio la stessa cosa” ha scritto Valentina su Instagram.
Tra smartphone, tablet e pc, oggi i più giovani sono abituati a passare con grande velocità da una pagina all’altra, da un interesse all’altro, da un video su Youtube ad un altro. E la soglia di attenzione si sta restringendo in maniera incredibile. Ma a volte, per recuperare un po’ più di relax e di felicità, basterebbe veramente poco: per esempio fermarsi ad aspettare la nostra canzone preferita in radio senza andare a cercarla su Spotify.
FONTE: Il Fatto Quotidiano