Libri da scoprire- Con Franny e Zooey continuiamo a raccontarvi le avventure della famiglia Glass

di Martina Salvatore

Questa settimana vi presentiamo gli altri membri della famiglia Glass di cui vi abbiamo parlato recentemente (LEGGI). Con il romanzo (composto da due racconti lunghi) Franny e Zooey Salinger si dedica alla descrizione degli ultimi due figli di Les e Bessie.

Artattoo Cassino

Gli episodi raccontati in questi lunghi racconti sono incentrati sulla crisi esistenziale vissuta da Fraces (Franny) che cerca rifugio nella casa dei genitori, ma qui si trova alle prese con la madre ed il fratello Zachary (Zooey).

Il primo episodio costituisce il primo racconto del romanzo: Franny, una donna bella, inquieta e fragile, pessimista e bisognosa di carica ed autostima, incontra il suo fidanzato in un ristorante alla moda, il Sickler, ritrovo per intellettuali. Qui i due intrecciano una discussione che causa alla ragazza uno stato deprimente tanto forte che sviene nel bel mezzo del ristorante. Per la costruzione del personaggio di Franny pare che Salinger si sia ispirato alla sua prima moglie Clair Douglas.

In un secondo momento la narrazione si concentra sulle discussioni (successive al mancamento di Franny al Sickler) tra Bessie e Zooey e tra Zooey e Franny. A narrare le discussioni familiari è Buddy, secondo genito dei Glass e una sorta di alter ego di Salinger stesso. Zooey è un giovane attore cinico e disincantato, di grande freddezza e lucidità appare crudele nei giudizi sulle cose e sugli altri. La madre Bessie, preoccupata per la giovane Franny, gli chiede di occuparsi della sorella. Il giovane affronterà il compito affidatogli con svogliatezza e crudeltà rivolgendosi alla sorella con crudeltà, dal confronto tra i due però riaffiorerà un ricordo capace di infondere nuova linfa ai due giovani protagonisti. Le vite e l’amore dei due fratelli sono scossi dalla consapevolezza di una grande intelligenza che non protegge da dolore e che tanto meno ti salva da esso. Le grandi doti intellettive di tutti i giovani Glass è dunque un dono pericoloso.

Vi proponiamo un estratto in cui lo stile di Salinger delicato e deciso al tempo stesso presenta alcuni tratti meta letterari. […]”Un breve silenzio cadde sul tavolo; e quando Lane lo ruppe, fu perché non era tipo da tenere per sé per troppo tempo la conclusione d’un racconto. – Brughman pensa che dovrei pubblicare da qualche parte quest’accidente di esercitazione, – disse bruscamente. – Io però non so –, Poi, come se tutto a un tratto si fosse stancato, o addirittura ne avesse abbastanza delle avide richieste di un mondo che voleva i frutti del suo intelletto, cominciò a massaggiarsi un lato della faccia con il palmo della mano, togliendosi con inconscia volgarità una residua cispa dall’occhio. – Voglio dire, i saggi critici su Flaubert e compagni è roba da quattro soldi la dozzina. – Si mise a riflettere, con un’aria leggermente imbronciata. – A esser sinceri, non credo che si sia scritto nulla di veramente acuto su di lui negli ultimi…
– Parli come un supplente. Ma identico!
– Cosa? – disse Lane con calma studiata.
– Parli esattamente come un supplente. Scusa, ma è proprio così, davvero.
– Davvero? E come parla un supplente, di grazia?
Franny vide che era irritato, e anche molto, ma in quel momento, divisa com’era tra l’autodisapprovazione e la malizia, le venne voglia di dire quel che pensava. – Be’, non so come siano da queste parti, ma da noi un supplente è un tipo che fa lezione quando il professore è via o ha l’esaurimento nervoso o è andato dal dentista eccetera. Di solito è uno del Corso di perfezionamento o roba del genere. Comunque, fai conto che si tratti di un corso di letteratura russa: lui entra in classe con la camicia coi bottoni sul colletto e la cravatta a righe, e comincia a demolire Turgenev per una mezz’oretta. Poi, quando ha finito, quando ti ha rovinato definitivamente Turgenev, si mette a parlare di Stendhal o di qualcun altro su cui ha fatto la tesi di laurea. Da noi, all’istituto d’inglese ci sono una decina di supplenti che vanno in giro a demolire tutto quanto, e sono tutti così brillanti che non riescono quasi ad aprir bocca, scusami la contraddizione. Voglio dire che se soltanto ti metti a discutere con loro, non sanno far altro che metter su quell’aria così condiscendente…
– Ma sei proprio nera quest’oggi, accidenti! Si può sapere cosa diavolo hai?
Franny scrollò la cenere della sigaretta con un colpo secco e avvicinò d’un centimetro il portacenere dalla sua parte del tavolo. – Scusami, – disse. – Sono odiosa. È tutta la settimana che mi sento così distruttiva. È tremendo. Sono orribile. […] Tutto quello che so è che sto diventando matta, – disse Franny. – Sono stufa di tutti questi ego, ego, ego. Del mio e di quello di tutti gli altri. Sono stufa della gente che vuol arrivare da qualche parte, fare qualcosa di notevole eccetera, essere un tipo interessante. È disgustoso, disgustoso e basta. Me ne infischio di quello che dicono.
Lane inarcò le sopracciglia e s’appoggiò allo schienale per precisare meglio il suo punto di vista. – Sei certa che il tuo non sia solo timore della competizione? – le chiese con studiata calma. – Non me ne intendo molto, ma scommetto che un buon psicanalista, uno in gamba davvero, giudicherebbe le tue affermazioni…
– Non ho timore della competizione. È proprio il contrario, non lo capisci? Ho paura di volerla la competizione, è questo che mi terrorizza. Per questo ho piantato il corso di teatro, perché sono terribilmente disposta ad accettare le valutazioni degli altri. È proprio perché mi piace sentirmi applaudire e acclamare, vuol dire che c’è qualcosa che non va. Me ne vergogno. Ne sono stufa. Sono stufa di non avere il coraggio di essere nessuno e basta. Sono stufa di me e di tutti quelli che vogliono fare colpo, in un modo o nell’altro”.

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