Libri – L’Ultima vittima di Hiroshima: uccidere e uccidersi
di Martina Salvatore
Titolo: L’Ultima vittima di Hiroshima
Autore: Günther Andres
Immaginiamo l’animo umano come la fucina di un fabbro, un forno d’incandescenza vulcanica, dalla quale si sprigiona tutto ciò che di visibile ed invisibile e ci circonda; allo stesso modo l’arte è un prodotto di quella fucina, ma come può, l’arte, spiegarci e mostrarci come gli stessi uomini capaci di tanta bellezza siano in grado di immani distruzioni e catastrofi?
Ad una settimana dall’ennesimo bombardamento e dalle urla strazianti di civili colpevoli solo di essere siriani, vogliamo proporvi una lettura capace se non di giustificare, ma almeno di comprendere quante e quali tempeste emozionali sconvolgano l’animo di un carnefice.
La storia di oggi ce la racconta Günther Andres, illustre psicologo e filosofo tedesco la cui produzione letteraria è vastissima e grazie alle innumerevoli pubblicazioni sulle più disparate riviste scientifiche diventa noto con lo pseudonimo di “andres” che vuol dire “altro”; il viaggio nel modo interiore di Eatherly lo facciamo a bordo del carteggio tra il filosofo ed il pilota di Hiroshima.
L’ultima vittima di Hiroshima è, dunque, lo spioncino sulla vita di un uomo che porta un fardello troppo grande per chiunque abbia un cuore.
Claude Eatherly è un giovanissimo ufficiale della United States Air Force, tra i migliori piloti bombardieri venne scelte per la missione che culminò con lo sgancio della Little Boy, la bomba atomica che distrusse prima Hiroshima e poi Eatherly stesso. Il giovane e valoroso pilota conduceva il B-29 incaricato di monitorare le condizioni meteo giapponesi prima della missione, che dopo un attento controllo Eatherly autorizzò. Non sapeva però che l’Enola Gay avrebbe sganciato un ordigno di tale portata. Dato l’ordine si allontanò in fretta come gli era stato ordinato e poco dopo, dalla sua posizione, vide il fungo giallo di fumi, polveri e detriti sprigionati dalla bomba atomica, un’immagine che lo avrebbe tormentato per il resto della vita.
L’ordine metereologico di Etherly e lo sgancio della Little Boy decretano la fine del secondo conflitto mondiale, il giovane ufficiale viene decorato con medaglie al merito e tutti gli onori che gli States conferirono a quello che in patria era considerato un eroe. Eatherly però chiese il congedo, abbandonando una più che promettente carriera militare, devolvendo alle vedove di guerra la sua esigua pensione di soldato. La sua vita era ormai inevitabilmente segnata, tornò a casa tormentato dai sensi di colpa e da incubi ricorrenti durante i quali non faceva altro che gridare: “Gettatevi! Arriva la nuvola gialla!” Presto arrivò la fine della sua vita matrimoniale, l’allontanamento dai figli, i continui ricoveri nell’ospedale psichiatrico di Waco, intervallati da una serie di piccoli reati per i quali veniva sempre prosciolto visto il suo “eroico” passato. Tentò il suicidio due volte.
L’intervento del filosofo tedesco si rivelò, se non provvidenziale, salvifico per l’anima tormentata di Eatherly. Nella primavera del 1959 cominciò un fitto rapporto epistolare tra i due che culminò con una struggente lettera di Eatherly alle vittime ed i superstiti di Hiroshima. Il carteggio contenuto nel libro è un percorso di espiazione sofferto e sofferente: Claude Eatherly è un
moderno Raskòl’nikov (protagonista di Delitto e Castigo di Dostoevskij reo di un duplice omicidio e affetto da sensi di colpa tanto forti da causare conseguenze tremende sia fisiche che mentali) tormentato, contrariamente al pilota dell’Enola Gay Paul Tibbets che poco prima di morire dichiarò di non essere fiero di aver ucciso 80.000 persone ma che di notte dormiva bene.
Per concludere torniamo a citare Dostoevskij, tra i più grandi pittori dell’animo umano, “La bellezza salverà il mondo” così diceva il Principe Myškin ne L’Idiota, perché sì l’idiota è un uomo buono e probabilmente Claude Eatherly era uno di quegli “Idioti” miti e gentili che secondo le beatitudini cristiane erediteranno la terra.