Libri – La Mite di Fëdor Dostoevskij: la storia di una donna che seppur “mite” scuote le coscienze

di Martina Salvatore

Titolo: La Mite

Il Libro "La Mite" di Fëdor Dostoevskij

Autore: Fëdor Dostoevskij

La Mite, storia di una donna che seppur mite scuote le coscienze.

Oggi vogliamo parlavi di Fëdor Dostoevskij, celeberrimo autore di Delitto e Castigo, romanzo nel quale mostra come, soltanto dopo un percorso di estrema sofferenza, si possa trovare la redenzione.

Nel racconto di cui vi parliamo oggi c’è redenzione, ma non felicità.

La Mite è un racconto scritto nel 1876 e apparso nei Diari di uno scrittore, opera che raccoglie diversi scritti dell’autore dapprima apparsi su Il Cittadino dal 1873 e poi raccolti, per volere dello stesso Dostoevskij, in un unico volume.

L’opera affronta i più diversi temi, dalla cultura all’attualità, senza tralasciare questioni spinose quali la religione, il lassismo politico fino alla scomoda questione ebraica: l’indagatore dell’animo umano fu un asprissimo critico e accusatore della comunità ebraica accusata di ogni viltà tra cui l’usura.

In questo racconto il protagonista è il proprietario di un banco dei pegni, nonché voce narrante, attratto da una giovane donna che egli stesso definisce Mite.

La ragazza, remissiva e placida vive con due vecchie e avide zie che la sottopongono a continue vessazioni, dopo diverse ritrosie e, per sfuggire alla sua vita di pressioni da parte delle zie, la giovane accetta la proposta di matrimonio dell’uomo. Inizialmente il matrimonio sembra essere felice, ma improvvisamente l’uomo assume un comportamento gelido e severo a cui la ragazza sembra volersi ribellare, ma senza risponde, se non con lunghi silenzi e mezzi sorrisi.

Artattoo CassinoInizia così una frequentazione tra la giovane ed un ex commilitone del marito, il quale confida alla giovane come suo marito in gioventù si sia vilmente sottratto ad un duello. Nonostante l’uomo mostri un sempre crescente interesse per la ragazza, la Mite mantiene un comportamento integerrimo. Accade, però, che il protagonista scopra la frequentazione amichevole dei due e, dopo averli spiati, intima alla maglie di rientrare a casa con lui.

Comincia così il lento declino psicologico della ragazza che tenta persino di uccidere il marito nel sonno, ma si arrende alla sua debolezza d’animo rinunciando. Tanto è forte la pressione psicologica a cui è sottoposta che finisce per ammalarsi di febbri cerebrali. La convalescenza della giovane è osservata dal marito che sembra curarla con meticolosità. Si rende conto di aver sbagliato tutto, di voler recuperare il suo matrimonio… ma un giorno, rientrando a casa, trova davanti la sua porta un nutrito gruppo di persone. Cosa sarà accaduto alla giovane?

[…]“ Ella mi guardò rapidamente e con una grande curiosità, nella quale, d’altronde, c’era molto di infantile. «Aspettate… Che pensiero è questo? Da dove è tratto? L’ho già letto da qualche parte…». «Non state a rompervi il capo, è Mefistofele che si presenta in questi termini a Faust. L’avete letto il Faust?».«Non… non attentamente». «Insomma non l’avete letto affatto. Bisogna leggerlo. D’altronde vedo di nuovo una piega ironica sulle vostre labbra. Per favore non supponete che abbia così poco buon gusto da pensare di pavoneggiarmi con Mefistofele per abbellire il mio ruolo di usuraio. Un usuraio resta sempre un usuraio. Lo sappiamo, signora». «Voi siete così strano… Non volevo assolutamente dirvi nulla di simile…». Avrebbe voluto dire: non mi aspettavo che foste una persona istruita, ma non lo disse, in compenso so che lo pensò; le ero piaciuto immensamente.«Vedete», osservai, «in ogni campo si può far del bene. Non sto parlando di me, si capisce, io non faccio altro che del male, mettiamo, ma…».”

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