Libri – La lotteria di Shirley Jackson: quando vincere non è un bene

di Martina Salvatore

Vi proponiamo uno dei racconti di una scrittrice americana poco nota al pubblico italiano ma da non sottovalutare: Shirley Jackson.

La Jackson, da maestra del thriller qual è, pubblica La lotteria eponimo della raccolta, sul New Yorker il 28 del 1948 lasciando il pubblico americano sconvolto, la raccolta completa vede un poker d’assi di terrore che verrà pubblicata l’anno seguente. Il racconto è ambientato in una cittadina del New England, nella quale periodicamente viene bandita una lotteria davvero singolare.

Man mano che le righe si susseguono il pathos aumenta, il lettore si rende conto che l’eterna dicotomia bene-male si palesa in maniera distopica e apocalittica: il vincitore della lotteria è un condannato a morte, in una società in cui la pena di morte è una sorta di bilancia sociale, accettata dagli uomini come fosse un’abitudine, una consuetudine folklorica. Lo stile realistico della prosa ci presenta una realtà che fa più paura e destabilizza ancor di più del sovrannaturale. L’intera narrazione è una salita versa lo cima dell’orrore.

Artattoo

Comincia così:
“Era una mattina di giugno luminosa e calda; una tipica giornata estiva, di quelle coi prati verdi
pieni di fiori. In altri villaggi la lotteria si prolungava per un paio di giorni, ma quel paese non
contava più di trecento persone, così che tutto si risolse prima dell’ora di pranzo. Gli abitanti del
villaggio si radunarono in piazza verso le dieci. I primi ad arrivare furono i bambini, che gridavano e correvano, lasciandosi dietro la fatica degli ultimi giorni di scuola. Bobby Martin cominciò a riempirsi le tasche di pietre, scegliendo con cura quelle più lisce e tonde, e molti altri fecero lo stesso. Harry e Dickie ne raccolsero più che poterono, e crearono una grande pila in un angolo della piazza. Le bambine restavano in disparte, i più piccoli giocavano con la terra. Le donne si scambiavano pettegolezzi e cercavano di placare l’eccitazione dei figli con raccomandazioni e inutili ammonimenti. Il signor Summers arrivò con un po’ di ritardo, si scusò e si fece spazio tra la folla. Teneva tra le mani la cassetta nera di legno della lotteria, che appoggiò sullo sgabello posizionato dal signor Graves, il direttore dell’ufficio postale, al centro della piazza. La lotteria aveva perso un po’ delle sue antiche tradizioni: i bastoncini di legno erano stati sostituiti da biglietti di carta e un fugace saluto aveva preso il posto del più solenne discorso d’apertura. Ma, come ogni anno, il signor Summers prestò giuramento nelle mani del signor Graves. I due erano stati svegli fino a tardi, la notte prima, per compilare la lista dei capifamiglia e l’elenco di tutti gli abitanti del villaggio. La signora Hutchinson arrivò di corsa, fermandosi all’estremità della piazza. Si rivolse alla signora Delacroix che le era accanto, giustificando il suo ritardo con un sorriso imbarazzato: «Mi ero proprio dimenticata di che giorno era». Tessie Hutchinson allungò il collo, scorse suo marito e suo figlio in prima fila e avanzò verso di loro. «Tutti pronti?» chiese il signor Summers…”.

Dalla penna di un’autrice che ha ispirato anche Stephen King, un’opera che gioca un ruolo protagonista persino in un episodio dei Simpson: quando Homer cerca un modo per vincere alla lotteria ma scopre che vincere non è sempre un bene, così lancia il libro per aria.

Un racconto da brividi nelle calde giornate estive.

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