La repressione ebrea in Russia: “I cani e i lupi” di Irène Nèmirovsky: un romanzo che fa pensare

di Martina Salvatore

Quello di cui vogliamo parlarvi oggi è l’ultimo romanzo pubblicato in vita da Irène Nèmirovsky: “I cani e i lupi” dato alle stampe nel 1940, due anni prima che la sua autrice morisse di tifo nel campo di sterminio di Aushwitz, lasciando alla storia un inestimabile patrimonio letterario.

Come tutte le opere della Nèmirovsky, questo breve romanzo è fortemente autobiografico, racconta le vicende della giovanissima ebrea Ada Sinner che, nel 1914, vive nel ghetto ebraico di una piccola città ucraina. Già nell’incipit del romanzo sono già presenti, nella descrizione della città, tutti gli elementi simbolici che accompagneranno e determineranno le vicende dei singoli personaggi e dei loro rapporti.

“Agli occhi degli ebrei che vi abitavano, la città ucraina, culla della famiglia Sinner, era divisa in tre aree distinte, come certi quadri antichi: in basso, i dannati, fra le tenebre e le fiamme dell’inferno; al centro della tela i comuni mortali, rischiarati da una luce pallida e quieta; in alto il regno degli eletti”.

La vita di Ada è scandita dalle repressioni del governo russo contro gli ebrei, durante una giornata di pogrom fugge nei quartieri alti, assieme al suo amico Ben, per rifugiarsi presso i ricchi cugini. Qui incontra il bambino Harry Sinner e ne rimane incantata, tanto da non riuscire a dimenticarlo e costruire intorno a lui, attraverso le sue fantasie, una realtà parallela. Tuttavia, in quell’occasione, Harry non ha avuto contatti con Ada considerata dai parenti, a causa della sua povertà, come il peggiore dei mali e per questo tenuta a distanza.

Ada, nella speranza di ottenere un futuro migliore, parte insieme alla zia Raisa, la cugina Lillia e l’amico di sempre Ben, stabilendosi in Francia. Qui la ragazza può sviluppare le sue doti da pittrice e lavorare per la zia, che ha aperto un piccolo atelier di sartoria, ma non incontra la felicità, finché non scopre che quell’Harry Sinner che ha incontrato da bambina e mai dimenticato è emigrato in Francia e per ironia del destino vive accanto nella casa accanto alla sua. Decide così di fargli recapitare un regalo in forma anonima, quando Harry scoprirà che è proprio Ada la mittente e l’autrice dei quadri che tanto apprezza sentirà prima disappunto considerandola la “solita ebrea insolente” ma non riuscirà a non pensare a lei.

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Nel frattempo Ada accetta di sposare Ben pur provando per lui solo un grande amore fraterno, Ben è ben conscio di questo matrimonio senza amore ma non riesce ad allontanarsi da Ada, anche Harry è sposato ma l’avvicinamento tra i due è inesorabile.

Pochi sono stati in grado di raccontare il mondo degli «ebrei venuti dall’Est, dall’Ucraina o dalla Polonia» con altrettanta verità e altrettanto amore, come ha fatto Irène Nòmirovsky.

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