Per gli italiani la salute è un lusso: 12 milioni rinunciano a curarsi
Più di dodici milioni le persone che nell’ultimo anno hanno rinunciato o rinviato prestazioni sanitarie, una cifra di ben 1,2 milioni in più rispetto all’anno precedente, con un incremento del 10,9%. Per gli italiani, la salute rappresenta sempre più un lusso, con costi che le famiglie difficilmente riescono a coprire e che, sovente, le costringe a rinunciare alle cure. I dati sono forniti dal “Rapporto Censis-Rbm Assicurazione Salute sulla sanità pubblica, privata e integrativa” che, come riporta Adnkronos, è stato presentato a Roma al “Welfare Day 2017”.
Per le spese sanitarie si diventa poveri
Nel Paese 13 milioni di persone, nello scorso anno, hanno dovuto contrastare difficoltà economiche derivanti dal dover far fronte personalmente a spese sanitarie. Ci sono 7,8 milioni di cittadini che hanno dovuto utilizzare tutti i risparmi, o peggio indebitarsi con parenti, amici o con le banche. Per gli stessi motivi
quasi due milioni di persone hanno varcato la soglia della povertà. Secondo il rapporto tra i cittadini che hanno incontrato difficoltà economiche il 74,5% delle persone a basso reddito e il 15,6% delle persone benestanti; sono il 51,4% le famiglie con al proprio interno una persona non autosufficiente, che hanno affrontato spese sanitarie privatamente.
Contrazione record della spesa sanitaria pubblica
Il risultato è la segnalazione da parte della Corte dei Conti di un vero record di contrazione della spesa sanitaria pubblica italiana, con un valore pro-capite ridotto dell’1,1% all’anno in termini reali dal 2009 al 2015. Con un’influenza rispetto al Pil della spesa sanitaria pubblica italiana del 6,8% (in Francia è all’8,6%; in Germania del 9,4%).
Ma quali sono le ragioni che spingono i cittadini a ricorrere alla sanità privata? Intanto le liste e le code nel servizio pubblico che possono protrarsi per mesi, nonché i necessari esborsi del ticket. Pur di non attendere i cittadini preferiscono pagare dai privati le tariffe per intero ma in tempi più rapidi e certi. Motivazioni sufficienti se si valutano i tempi per alcuni esami: per una mammografia in media 122 giorni (60 in più rispetto al 2014), al Sud anche 142 giorni; per una colonscopia 93 giorni (6 giorni in più rispetto al 2014); per una risonanza magnetica in media serviranno 80 giorni (+6 giorni rispetto al 2014), 111 giorni al Mezzogiorno.
FONTE: Studio Cataldi