Giornata contro pena di morte- “Ancora troppo praticata”, Amnesty: “Oltre 1000 casi anno”
«Il Coordinamento Nazionale Docenti della Disciplina dei Diritti Umani, in occasione del 10 ottobre, intende ricordare due giornate internazionali fondamentali: quella contro la pena di morte e quella sulla salute mentale (World Mental Health Day).
Sorprende e amareggia costatare che la pena di morte sia ancora in uso in diversi paesi del pianeta e che sia considerata lecita proprio in una delle più potenti nazioni occidentali: gli USA. Secondo i dati pubblicati da Amnesty, le condanne a morte eseguite nel 2016 sono state 1.032, escluse le esecuzioni avvenute in Cina di cui si ignorano le cifre.
Discutere sull’inutilità e sulla mancanza di eticità della pena di morte è evidentemente ancora necessario, alla luce delle foltissime tendenze reazionarie e demagogiche o autoritarie che si stanno moltiplicando a favore di una misura che non solo non comporta la scomparsa dei crimini ma segna una regressione nella civiltà e un ritorno al concetto di vendetta, che non corrisponde minimamente all’idea di giustizia.
La pena di morte si attua, anche nelle sue forme più “asettiche” in maniera dolorosa, al punto di determinare una vera e propria tortura mentale e fisica nel soggetto a cui viene inflitta. La società civile dovrebbe una volta per tutte archiviare una forma di punizione disumana inutile, costosa e discriminante, dal momento che molto difficilmente viene applicata a soggetti economicamente facoltosi.
Ancora oggi la pena di morte è prevalentemente uno strumento politico per punire i dissidenti o i soggetti non “conformi”, come le minoranze religiose o gli omosessuali. In conclusione, laddove esiste la pena di morte i diritti di tutti sono più precari. Il Coordinamento invita le scuole italiane a produrre un manifesto contro la pena di morte e ad inserirlo nel proprio sito istituzionale, sostenendo le campagne abolizioniste. Ricordiamo che il tema di quest’anno è pena capitale e povertà.
Per quanto riguarda la giornata mondiale della salute mentale, è necessario sottolineare quanto tale problematica sia ancora “scomoda” e poco proposta dai media; eppure i dati mostrano come un cittadino su tre, il 38%, abbia un disturbo psichico di diversa intensità e durata; mentre nel mondo, uno su quattro, soffre di un disturbo mentale. In definitiva, simili disturbi sono in rapida crescita e tutt’altro che estranei, direttamente e indirettamente, anche a coloro che vanterebbero una presunta “normalità”.
A scuola sono in forte aumento i casi di studenti affetti da disturbi psico – fisici, sindrome depressive, dismorfofobia o fragilità emotive. Proprio per questo motivo, non si dovrebbe mai smettere di formare personale qualificato, favorire l’integrazione di soggetti bisognosi, creando un clima di massima serenità e chiedere l’intervento da parte delle autorità competenti affinché le famiglie possano essere sostenute nel loro percorso di assistenza nei confronti dei propri cari.
Sarebbe auspicabile creare delle vere e proprie reti sociali di supporto in modo da collegare genitori, scuola, strutture sanitarie, associazioni ed altri enti pubblici, per affrontare insieme le difficoltà di una condizione non facile.
A tal proposito, il compito delle comunità educative (scuola, famiglia) è proprio quello di osservare, rilevare il più possibile precocemente, comportamenti anomali e intervenire prontamente. Per coinvolgere le scolaresche nei riguardi di tale tema il Coordinamento propone una serie di attività: brainstorming, discussione in classe, letture di riviste specializzate, passeggiata all’aperto per simboleggiare l’evasione dai limiti dei pregiudizi e le strettoie di ragionamenti fallaci.
Inoltre sarebbe opportuno avviare dei percorsi abilitanti nel sostegno per coloro i quali volessero approfondire tali tematiche. Attualmente, nel sistema educativo italiano, si è riscontrato dopo le nomine a tempo determinato, un grave deficit di personale abilitato per tale mansione necessario, invece, ai fini di intervenire nella maniera più appropriata e tempestiva in contesti assai delicati».
prof. Romano Pesavento
presidente Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani