Calcio – Dopo 40 anni di attività Carletto Alabiso lascia: “Cassino ti entra dentro, grazie!”
di Simone Tescione
Dopo una vita legata indissolubilmente ai colori del Cassino, lo storico massaggiatore Carlo Alabiso appende gli strumenti del mestiere al fatidico chiodo.
CASSINO. Alla soglia degli ottant’anni il veterano dell’infermeria biancazzurra, classe 1939, decide che è arrivato il momento di chiudere la sua avventura professionale. L’età, la famiglia e qualche acciacco sono alla base della scelta di, ce lo concederà il vezzeggiativo, Carletto. Ben quaranta sono gli anni di onorata militanza tra le fila cassinati per il brevilineo e scattante massaggiatore che ha vissuto trasversalmente buona parte della storia recente biancazzurra. Sono passati calciatori, dirigenti, presidenti ma Alabiso ha preso parte a tutte le vicissitudini calcistiche della formazione della Città Martire, apprezzandone delle gioie delle promozioni e l’amaro gusto delle retrocessioni. Una figura marmorea che ha accompagnato la sua squadra al di là della categoria: da Arpino a Catanzaro da Priverno a Brindisi, Carletto c’è sempre stato rappresentando una sorta di ibrido da tra ultrà e professionista.
Avete mai visto un massaggiatore acclamato dalla tifoseria? Beh, Alabiso è stato anche questo. Nel corso della sua lunga militanza si è edificata la consuetudine del saluto della curva nei suoi confronti: lui passava e un grande “olè” contraccambiava il cenno d’intesa verso quelli che per lui sono stati più che compagni di viaggio di un’esperienza lunghissima e intensissima. I frequentatori del Salveti conoscono bene la caratteristica che l’ha sempre contraddistinto: la sua corsa verso l’infortunato di turno una volta ricevuto l’ok dall’arbitro. Una vera e propria progressione a perdifiato degna di un guizzante numero 7 in odor di contropiede. Passi brevi ad altissima frequenza, un aspetto che ha da sempre attratto simpatia per l’uomo di origini campane ma che a Cassino ha trovato la sua dimensione professionale e umana.
«È difficile condensare i ricordi di una vita in poche parole – dice non senza un filo di commozione Alabiso – ho attraversato tutte le fasi storiche recenti del Cassino calcio, anche se amo ricordare anche la mia collaborazione col Basket Longo. Se proprio dovessi riassumere i momenti più indelebili di questa vasta esperienza, sicuramente, al primo posto metterei la vittoria del campionato di Promozione all’ultima giornata che ci diede l’accesso in Serie D. Fu proprio l’apoteosi della gioia, superammo il Formia all’ultima giornata». Era l’epoca della Policassino di patron Achille Gallaccio e mister Antonio Lillo e quella era la stagione 1987-88, i biancazzurri sopravanzarono i cugini del Formia proprio negli ultimi 90’ strappando il biglietto per la Serie D sul traguardo. All’epoca l’Eccellenza non esisteva.
Un’emozione replicatasi vent’anni più tardi quando il Cassino si guadagnò con modalità simili il ritorno nei professionisti approfittando dell’harakiri dell’Aprilia. «Anche quell’esperienza è rimasta scolpita nella mia mente e nel mio cuore – continua Alabiso – fu anche quello un evento clamoroso. Non posso dimenticare gli anni della Serie C2 dove abbiamo ben figurato. È chiaro che non sono state tutte rose e fiori, non si dimenticano le amarezze delle retrocessioni, il fallimento, ma anche le perdite umane di figure per me importanti come i presidenti Antonio Morra e Ciro Corcione con i quali ho avuto sempre un grande feeling».
Carletto infine rivolge il saluto più grande ai tifosi del Cassino: «Tra me e loro c’è sempre stato un cordone ombelicale invisibile ad unirci – chiude Alabiso – non posso dimenticare tutto il loro affetto dimostrato nei miei confronti, un affetto che ho cercato di ricambiare con la mia professionalità e il mio attaccamento alla maglia. Cassino ti entra dentro, grazie a tutti. Cosa farò adesso? Beh, è il momento di riposare e dedicarsi alla famiglia. Ma allo stadio comunque ci andrò».