Acqua. Cade l’ultimo baluardo: ricorso del comune respinto, l’acqua è di Acea. Storia di una beffa

di Simone Tescione

CASSINO. Fine dei giochi. Il Consiglio di Stato boccia il ricorso intentato dal comune di Cassino che deve a questo punto consegnare gli impianti di distribuzione dell’acqua ad Acea. Nei prossimi giorni ci dovrà essere il passaggio materiale delle chiavi degli impianti, dell’elenco delle utenze, dei contratti alla società a maggioranza del comune di Roma. Questo è stato decretato dai giudici di Palazzo Spada che hanno dichiarato legittima sia la nomina del commissario prefettizio Ernesto Raio che la seguente relazione di chiusura impugnata dagli avvocati del comune di piazza De  Gasperi.

Continuare a fare ostruzionismo implicherebbe il penale, giacché si contravverrebbe a sentenze e non se ne vede il motivo onestamente alla luce di più pronunciamenti che danno il comune per soccombente. E francamente, a torto o a ragione, in uno stato di diritto, quando gli organi preposti si esprimono a sfavore in più circostanze appare inutile, oltre che illegittimo, proseguire nel fare muro.

Parte il toto-colpa a questo punto. Determinante la mancata presentazione in giudizio dell’amministrazione Petrarcone quando Acea, in virtù di quell’assenza, passò col coltello dalla parte del manico e costrinse il comune ad inseguire da una posizione di vantaggio. Specie con la pronuncia del Consiglio di Stato, arrivata dopo quella del Tar, si era capito come sarebbe andata a finire. E la farsa della campagna elettorale dove giravano vele “Made in Petrarcone” con la scritta “Petrarcone, ha salvato l’acqua” ora suonano come una reiterata beffa.

Poche colpe sul merito possono essere attribuite all’amministrazione attuale che ha fatto quello che ha potuto, se non quelle di aver fatto credere (specie in campagna elettorale) che l’acqua si poteva salvare, anzi, che era alla portata e si sarebbero potute addirittura riprendere le zone delle periferie già sotto il controllo di Acea. Ma che D’Alessandro sapesse che ci sarebbe stato poco da fare, lo si era capito dalla prima conferenza stampa su Acea post elezione quando disse che si stavano giocando i minuti di recupero di una partita col parziale di 0-3 per i capitolini malgrado il mantra “Intenteremo qualsiasi strada non dare gli impianti ad Acea”. Abbastanza significativa come metafora ma in antitesi col possibilismo della campagna elettorale. Del resto si sà, le campagne elettorali sono fatte per sognare.

Cassino, città dell’acqua, pagherà (salato) la sua risorsa più importante ad un comune lontano 130 chilometri. Ah, l’umidità rimane nostra.

Benvenuta Acea.

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