Acea. Petrarcone: “D’Alessandro ha diviso una città e non ha portato soluzioni. Mancata costituzione in giudizio? Ininfluente”

In un messaggio video di circa sei minuti inoltrato a mezzo facebook, l’ex sindaco di Cassino e capo dell’opposizione più intransigente Giuseppe Golini Petrarcone, ha attaccato l’attuale primo cittadino cassinate Carlo Maria D’Alessandro sulla questione Acea dove ha scaricato su di lui ogni responsabilità.

CASSINO. Si tratta del primo messaggio pubblico, almeno per ciò che concerne la propria pagina Facebook, a 17Ristorante Pizzeria La Cortiglia - Vallerotonda giorni dall’approdo anche nel centro cittadino del colosso romano della distribuzione dell’acqua: «Il suo approccio è stato sbagliato- afferma Petrarcone riferendosi all’attuale sindaco- le leggi vanno combattute con le leggi, come facemmo noi per conservare il Tribunale a Cassino dove esortammo un intervento contro dello stato contro il provvedimento che avrebbe cancellato il palazzo di giustizia dalla geografia giudiziaria. La legge Galli del ’94 andava contrapposta la legge 21 del 2015 che D’Alessandro non ha fatto. La mia amministrazione ha resistito ad Acea. Non è riuscito neanche a farsi pagare i 200 litri al secondo che noi cediamo a Napoli da 30anni e che sono stati formalizzati dalla mia amministrazione. Questo è stato un danno per la cittadinanza anche perché ora Acea che ha gli impianti non è meno propensa a trattare».

Petrarcone prosegue bacchettando l’amministrazione attuale rea, a suo dire, di aver cercato soluzioni da “primo della classe” e non coinvolgendo:«Il discorso del salvataggio del tribunale fu molto importante perché la città si compattò e facemmo fronte comune senza primogeniture, attraverso una serie di scelte importanti. D’Alessandro ha fatto il contrario, ha diviso la città e dato le responsabilità ad altri».

A proposito di responsabilità Petrarcone, infine, ha affrontato il discorso della mancata costituzione in giudizio al Tar da parte del Comune di Cassino contro Acea: «Quel giudizio non riguardava il farsi riconoscere il diritto a gestire l’acquedotto ma concerneva aspetti formali che in giudizi precedenti il Comune già risultava soccombente, come da giurisprudenza».

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